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La Villa storica Capuani-Celommi di Torricella Sicura

Prof.ssa Carolina Di Sante (testo)
Prof. Viriol D’Ambrosio (foto)

La villa Capuani Celommi, ubicata nel comune di Torricella Sicura (TE) è stata progettata dall’ing. Alfonso De Albentiis (Teramo 1871-1942), presumibilmente nei primi anni del 1900 (1), su commissione di Francesco Capuani, medico chirurgo che eserciterà la sua professione nell’ambulatorio annesso alla villa stessa.

Nella villa è vissuto, fino al 25 settembre 1943, il dottor Mario Capuani, medaglia d’oro della resistenza teramana.

TIPOLOGIA. Villa Capuani Celommi è una dimora suburbana, abitata stabilmente fino al 1943, tipo originario di edilizia otto-novecentesca. La tipologia rispecchia i caratteri della residenza signorile, destinata alla medio – alta borghesia teramana di fine Ottocento, e si inscrive nella dialettica costruttiva delle ville realizzate, nello stesso periodo, in maggior parte lungo la costa adriatica. (2)

Diversamente da altre realizzazioni urbane dell’ing. De Albentiis, caratterizzate da un gusto fortemente eclettico, la costruzione è austera e rigorosa (3) quasi aristocraticamente isolata rispetto all’edilizia circostante, nonché molto curata nei particolari costruttivi.

PIANTA. La pianta dell’edifico è costituita da un corpo centrale rettangolare, che si estende verso il giardino, a sud; il lato nord è cinto dalla “torretta”; quest’ultima, né “colombaia” o “belvedere”, né semplice sopraelevazione di una parte della costruzione, si configura come un autonomo corpo di fabbrica, aggettante sui lati est e ovest, avente un proprio ingresso, vano scala e connessioni con il piano nobile dell’abitazione.

PROSPETTO Se la pianta dell’edificio è tutto sommato “chiusa”, più articolato è l’inserimento nell’altimetria del terreno; la costruzione, infatti, si sviluppa su tre livelli apprezzabili, pienamente, solo dal lato nord, dove la torretta raccorda il dislivello del terreno.

Il prospetto nord è severo ed imponente, svettante fino a 15 metri, al modo di un castello; la sua compattezza è accentuata dalla sovrapposizione regolare delle alte aperture e  si configura, di fatto, come un’altra facciata principale.

Si tratta di un’ “arditezza” riservata ad un ambito più intimo e privato, destinata alla vista di  coloro che percorrono l’itinerario che dal giardino conduce all’ingresso del piano nobile.

Le altre viste prospettiche sono di dimensioni  più contenute, definite dai volumi fuori terra del piano nobile rialzato e della torretta.

Nell’insieme, dunque, la villa consta di due corpi volumetricamente diversi ed interconnessi in un’alternanza di aggetti, in pianta e in alzato, a realizzare un’organica idea di spazio, altrove sperimentata dal progettista (4).

MATERIALI. L’armonizzazione con l’ambiente circostante risulta ben calibrato, non tanto per le dimensioni dell’edificio, quanto per l’utilizzo dei materiali di facciata.

Il pietrame di arenaria di media e piccola pezzatura crea diverse tonalità di colore; il laterizio è utilizzato come elemento che “disegna” le aperture e le fasce marcapiano, per divenire assoluto protagonista nei bugnati angolari e nelle modanature orizzontali, troppo accurati nella fattura, per ipotizzare una possibile intonacatura dell’edificio.

INTERNO L’ingresso principale è rialzato, servito da una breve scala con pianerottolo, e conduce a tre vani in successione, voltati a crociera; questi, per la corrispondenza simmetrica tra ingresso e finestrone di fondo, assumono il valore di “cannocchiale” proiettato sulla vallata sottostante e disimpegnano gli altri spazi con copertura a vela.

Attraverso il salone di rappresentanza si passa agli ambienti che affacciano scenograficamente sul giardino.

Dalla scala si accede al piano seminterrato, fortemente caratterizzato dalle tozze murature e dalle volte ribassate che conferiscono agli ambienti un carattere di “rusticità” e che ne denotano l’utilizzo come ambienti di servizio.

La presenza di un camino nel locale sud-ovest e di una cappella con nicchione sull’angolo opposto, possono confermare tale destinazione funzionale.

ESTERNO. Immersa nel verde di alberi secolari e circondata da un giardino che conserva tracce di un originario disegno,(5) la villa s’inserisce con discrezione nell’ambiente circostante.

Il giardino assume un’importanza particolare nella qualificazione del progetto: si sviluppa sulle ali laterali della villa (dove diviene “protagonista”) ed è semplice contorno per la facciata principale.

DECORAZIONI INTERNE. All’interno della villa sono presenti affreschi sulla volta del salone, sugli intradossi delle volte dei corridoi e in varie stanze.

I lavori di restauro pittorico eseguiti sui soffitti e le pareti sono stati conclusi nel 2008.

Nel soffitto del salone, quello più importante, è presente, nella zona centrale, un bel dipinto a tempera di autore locale, raffigu rante, in maniera allegorica, La primavera.

Nelle altre stanze si ammirano volte decorate con gusto di grande suggestione.

Particolari di dipinto pareti e volta del salone

Particolari di dipinto pareti e volta del salone

Particolari di dipinto volte delle stanze e del corridoio

Particolari di dipinto volte delle stanze e del corridoio

L’autore, Vincenzo Sardella (Teramo 1870), pittore e decoratore attivo nel teramano  ha sicuramente offerto qui una delle sue migliori prestazioni. Si tratta di lavori di pregio che conferiscono valore all’immobile storico e lo connotano come uno dei palazzi più interessanti del territorio provinciale.

Vincenzo Sardella
Vincenzo Sardella (Teramo, 1870) fu pittore, decoratore e calligrafo. Formatosi alla scuola di Gennaro Della Monica, si fece conoscere e apprezzare sul finire dell’Ottocento per le bellissime insegne commerciali e le vetrine dei negozi. Esordì appena sedicenne ridipingendo gli ambienti del caffè della Stazione. La suoi fama è legata però, soprattutto, a due opere realizzate a Teramo nei primi anni del Novecento: i dipinti della chiesa dell’Annunziata e di villa Blandìna.
A lui sono attribuibili una decorazione con una divinità frugifera – Flora o Pomona – che per la composizione richiama la posa dell’Eterno michelangiolesco della Cappella Sistina, e i numerosi “paesaggini” incastonati tra le varie decorazioni o messi come sovrapporte. Essi rappresentano la negazione di ogni precetto e ogni tradizione in favore della poesia della vita di ogni giorno che deve molto alla cosiddetta “Scuola di Posilippo” fondata a Napoli nella seconda metà dell’800 intorno alle figure di Gigante e Pitloo. Le loro scelte disancorate da ogni tendenza metafisica, veicolate da artisti teramani di formazione napoletana, furono certamente conosciute nella nostra terra e determinarono delle scelte nate da un’istanza di rinnovamento a cui fu sensibile, almeno nelle scelte di gusto, il nostro affrescatore.(6)

Note

(1) Tale data si desume dal regesto della vita di Alfonso de Albentiis: nel 1899 ottiene la laurea in ingegneria presso l’Università di Napoli e l’inizio effettivo dell’attività di progettista, tenuto conto degli edifici realizzati nella provincia di Teramo, è da collocarsi nel primo decenni del 1900.

(2) Ville del litorale teramano, Tercas, 1986

(3) In un disegno di progetto, relativo ad un prospetto della villa Capuani, si evidenzia una idea originaria più  caratterizzata in senso eclettico.

(4) È possibile confrontare tale scelta progettuale con altre realizzazioni dell’ing. De Albentiis; anche nella  “Villa Blandina” a Teramo, ad es. egli si dimostra  attento ad assecondare la pendenza del terreno ed a raccordare l’edificio con lo spazio circostante.

(5) Testimonianze orali  ipotizzano un intervento dello stesso Mario Capuani, nella redazione del progetto del giardino.

(6) Maria Profeta De Giorgio, Notizie dalla Delfico, A. XVI (2002), 3, pgg. 6-17